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Maggio 19, 2025
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Londra, civico numero 3 di Abbey Road. E’ il 21 Febbraio 1967 e i Pink Floyd entrano negli EMI studios. E’ il primo giorno di registrazione del loro primo album; The Piper At The Gates Of Dawn. Nel 1929 la EMI aveva acquistato e ristrutturato l’edificio che fu attivo dal 1931 e dal 1962 divenne (chiamiamola così) la base per i Beatles. I quattro ragazzi di Liverpool utilizzavano lo studio numero 2 e quel giorno stavano registrando Fixing A Hole. Ai Pink Floyd viene assegnato lo studio numero 3, dove registrano sei takes di Matilda Mother. 

Esattamente un mese dopo, il 21 Marzo, i Beatles stanno registrando Love Rita, quando ad un certo punto entrano nello studio 2 i Pink Floyd accompagnati da Norman Smith, al quale era stata affidata la produzione del primo 33 giri floydiano. Ricorda Nick Mason: “Non dico che ci diedero udienza, ma sicuramente era implicito che potessimo dare un’occhiata.Il clima era come quello che c’è a scuola tra le matricole e quelli dell’ultimo anno.”

Se The Piper At The Gates Of Dawn è considerato uno dei migliori dischi della così definita musica psichedelica, Sgt. Pepper’s Lonely Hearts Club Band è sicuramente un disco che ha cambiato il concetto di fare musica. Dopo questo album tutto è stato concepito in maniera diversa da prima. Insomma come ricorda Roger Waters: “E’ stato come essere presenti mentre si scrive la storia.” Ma c’è un’altra curiosità che lega il primo disco dei Pink Floyd ai Beatles. Vic Singh è un giovane fotografo per lo più di modelle e fra queste c’è una sua amica: Pattie Boyd, ovvero la prima moglie di George Harrison. Nasce una buona amicizia tra Vic e il chitarrista dei Beatles. Ad entrambi interessa il misticismo e si frequentano nella casa in campagna vicino a Henley di George. In uno di questi incontri George regala a Vic una lente prismatica dato che lui non sapeva di cosa farsene. Ad un evento a Londra Syd e gli altri Floyd avvicinano Vic e gli chiedono di occuparsi della copertina per il loro primo album. Il fotografo accetta e gli chiede una copia dell’album per ascoltarlo. In una recente intervista racconta: “Dopo averlo ascoltato mi ha letteralmente sorpreso e sconcertato: era molto diverso dai suoni dell’epoca. La band mi ha lasciato libero di creare il concept e il design della foto di copertina in qualità di fotografo e direttore artistico. Ascoltai le tracce dell’album per molti giorni e non riuscivo a trovare nulla: un vuoto completo. All’epoca non c’erano i computer, e gli effetti speciali nei laboratori costavano enormi quantità di denaro di cui la band non disponeva. Alla fine mi venne in mente la lente prismatica: era l’unica cosa che sembrava adattarsi alla musica psichedelica di The Piper. Quindi decisi di usarla per la prima volta.” Un altro incrocio tra i Beatles e i Pink Floyd c’è durante le registrazioni di The Dark Side Of The Moon. Siamo sempre nello Studio 3 quando Roger Waters scrive delle domande su dei foglietti, accende un microfono e chiede alle persone presenti ad Abbey Road di rispondere liberamente.Sul disco finiscono le voci dei roadie della band Roger “The Hat” Manifold e Chris Adamson, il road manager Peter Watts e sua moglie Patricia, ma anche il portiere irlandese degli studi, Gerry O’Driscoll che chiude The Dark Side of the Moon. Sono presenti negli studi anche gli Wings e Waters fa rispondere anche a Paul McCartney, sua moglie Linda e al chitarrista Henry McCullough. Solo una frase di quest’ultimo finirà nel disco mentre i coniugi McCartney saranno esclusi. Ha dichiarato Waters:”Paul è stata l’unica persona che ha ritenuto di dover recitare, il che era ovviamente inutile. Cercava di essere divertente, e non era quello che assolutamente volevamo”. Anche Mason è intervenuto sulla questione: “Credo si debba darci atto di aver selezionato quello che si adattava meglio al nostro scopo. Per forza di cosa Paul e Linda sono stati inevitabilmente molto più riservati”. Insomma niente Beatles su Dark Side e invece succede una cosa imprevedibile. Se si fa molta attenzione sull’ultima risposta di Gerry O’Driscoll “There is no dark side of the moon really. Matter of fact it’s all dark.”, proprio alla fine del disco quando inizia il battito cardiaco, si può sentire in lontananza un frammento orchestrale di Ticket To Ride, precisamente la versione degli Hollyridge Strings del 1964. Non è chiaro il motivo per cui sia finita lì, ma l’ipotesi più attendibile è che il frammento era presente su un pezzo di nastro riciclato, adoperato per trasferire la risposta di O’Driscoll dal registratore Revox di Waters al master di Dark Side, ma molto probabilmente i tecnici, durante la procedura di cancellazione non avevano allineato la testina. Una piccola storia incredibile.  

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