
Ci sono date che diventano tatuaggi dell’anima. Momenti che tornano alla mente con una forza travolgente, accompagnati da sorrisi, emozioni, fotogrammi indelebili. Non parliamo oggi di quelle che ci hanno segnato in negativo — ce ne sono fin troppe — ma di quelle che ci fanno stare bene. Che ci ricordano chi siamo, da dove veniamo, cosa ci ha reso felici almeno una volta nella vita.
Certe date sono solo nostre: la nascita di un figlio, un incontro inaspettato, un sogno realizzato. Altre invece le condividiamo, con una nazione intera o con una comunità più piccola, ma non meno appassionata. Chi non ricorda l’urlo di Tardelli nel 1982 o la corsa di Grosso nel 2006? Immagini, suoni, emozioni che si fondono con il tempo, diventando simboli.
E poi ci sono le date che appartengono a chi ama la musica. A chi la vive, la custodisce, la difende. Per noi floydiani, il 2 Luglio è una di quelle. Una data che supera le divisioni, che unisce in un abbraccio ideale gilmouriani e watersiani (sì, anche loro, per una volta…). Una data che ci riporta a una scena ben precisa, quasi mitica: Nick Mason che si toglie le cuffie e continua a suonare, sorridendo, “Comfortably Numb”.
Quel sorriso è il simbolo di una felicità pura, semplice, contagiosa. È la gioia di ritrovarsi, di essere ancora una volta “i Pink Floyd”. È la nostra gioia. Chi c’era lo sa: il 2 Luglio 2005, al Live 8, i Pink Floyd — tutti e quattro — salirono sul palco insieme per l’ultima volta. Un momento che è entrato nella storia. Un momento che, per chi li ama, vale quanto un mondiale.
Ci sono date che diventano leggenda. Il 2 Luglio è una di queste.
Viva il 2 Luglio. Viva i Pink Floyd.