Roger Waters riscrive Comfortably Numb: «Alcune parole nuove e metà del testo in arabo»
«Se siete fra quelli che amano i Pink Floyd, ma non sopportano le prese di posizione politiche di Roger, potete andarvene a fanculo al bar». Così, con il solito linguaggio diretto, Waters ha accolto il pubblico all’inizio dei concerti del suo ultimo tour This Is Not a Drill. Non è soltanto una provocazione: è la dichiarazione d’intenti di un artista che da sempre intreccia musica e impegno politico. In questo solco si inserisce l’intervista rilasciata al quotidiano Il Manifesto, in cui Waters non solo ribadisce le sue battaglie politiche, ma rivela anche un nuovo progetto artistico: una versione rielaborata di Comfortably Numb, trasformata in un duetto con un artista palestinese, con «alcune parole nuove» e «metà del testo cantato in arabo».
L’intervista parte dall’attualità, dalla Global Sumud Flotilla diretta verso Gaza. Waters osserva con realismo che «gli israeliani le intercetteranno tutte», richiamando alla memoria il drammatico attacco del 2010 alla Mavi Marmara. Ma, allo stesso tempo, non esita a dichiarare: «Applaudo alla flotilla con tutto il cuore». Per lui il valore di queste azioni non risiede tanto nella riuscita pratica, quanto nel potere simbolico e mediatico, capace di scuotere la coscienza della “gente comune” e dare spazio a una «voce della ragione».
Da qui il discorso si allarga fino alle radici storiche del conflitto, che Waters individua nel colonialismo e nel capitalismo predatorio: «Lo hanno inventato gli europei, quando hanno scoperto come attraversare il mondo… alla ricerca di pezzi di terra da rubare e di indigeni da uccidere». Una pratica, secondo lui, mai superata e ancora alla base delle disuguaglianze globali. Waters definisce la guerra un «racket» che genera «enormi fortune» per pochi a discapito di molti, alimentando un sistema dove «rubare soldi ai poveri e darli ai ricchi» è la norma. Nomi come Palantir, Lockheed, Chevron ed Exxon diventano, nelle sue parole, simboli dell’«economia del genocidio», mentre le figure di Bezos, Musk e Zuckerberg incarnano il volto moderno di un capitalismo che produce «schiavitù salariale» e «guerra perpetua».
Esporsi in modo così radicale ha però un prezzo personale altissimo. Waters lo riconosce apertamente: sostiene Palestine Action, i cui militanti «sono stati considerati un’organizzazione terroristica per aver imbrattato di vernice rossa gli uffici della Elbit Systems», consapevole che una dichiarazione del genere potrebbe costargli «14 anni di carcere». Ricorda poi la cancellazione del suo spettacolo The Wall alla Sphere di Las Vegas, attribuendola senza esitazioni alla «lobby israeliana». Non mancano infine gli scontri con i colleghi, come quello con Nick Cave, che lo definì «vergognoso e codardo» per le sue posizioni, o quello con Dionne Warwick, cui chiese: «È ciò che migliaia di palestinesi stanno vivendo e tu vuoi andare a cantare per le persone che stanno facendo tutto questo?».
Eppure, nonostante le censure e le tensioni, Waters non arretra. «Il guadagno», spiega, «è la sensazione positiva di provare quell’amore nel preoccuparti per gli altri e per la loro situazione difficile, ma anche per la verità». Un amore che per lui non può essere disgiunto dall’arte. Non a caso, parla della responsabilità che ogni artista dovrebbe sentire verso la società, citando Brian Eno come esempio di coraggio politico. La sua regola personale è «fare almeno una cosa al giorno» per la causa, partecipare fisicamente alle manifestazioni e, soprattutto, trasformare la musica in azione concreta: da qui nasce la nuova Comfortably Numb, che con la voce in arabo di un artista palestinese diventa il simbolo perfetto della sua visione.
Durante l’intervista, Waters legge anche il prologo del suo memoir, condensando la sua filosofia in una frase essenziale: «Questa verità, quella verità è l’amore». È la bussola morale che guida ogni sua scelta e che lo spinge a continuare, nonostante ostacoli e critiche. Un messaggio che lascia in eredità anche agli attivisti della Flottiglia: una direzione sicura da seguire, contro le rotte cieche di governi e poteri che, secondo lui, «stanno navigando verso gli scogli».
Waters non sorprende chi lo conosce: conferma ancora una volta la sua essenza di artista che non ha mai usato la musica come fuga, ma come strumento per incidere la realtà. La nuova versione di Comfortably Numb non è solo un gesto creativo, ma il manifesto di una vita in cui l’arte non smette mai di combattere.
A questo link l’intervista completa

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