Maggio 3, 2025
Wordpress (1)

Oggi, 2 maggio 2025, i Pink Floyd pubblicano ufficialmente il loro sedicesimo album: “Pink Floyd at Pompeii”, in una nuova edizione stand alone finalmente disponibile su CD, vinile, DVD e Blu-Ray. È una giornata attesa da molti collezionisti e appassionati, ma diciamolo subito: non aspettatevi nulla di realmente nuovo. È una pubblicazione preziosa, sì, ma che non aggiunge nulla di inedito al patrimonio sonoro della band. Proprio per questo, più che una vera recensione, questa è una “non-recensione”, un ascolto critico della versione audio, lasciando da parte la parte video — che meriterebbe un approfondimento a parte.

Nonostante l’uscita ufficiale in questa forma autonoma e restaurata, la tracklist ricalca esattamente quanto i fan hanno già ascoltato, in varie forme, negli anni passati. Ma ora, grazie al lavoro di Steven Wilson al remix, il suono acquista una tridimensionalità, una profondità e una chiarezza inedite, che rendono questo viaggio sonoro tra le rovine dell’anfiteatro pompeiano ancora più vivido, immersivo e, per certi versi, mistico.

Pompeii Intro (3:30)

Brano evocativo, nasce da lontano, da un’idea simile a Heart Beat, Pig Meat, è senza dubbio il seme che germoglierà in “Speak to Me”, l’introduzione di The Dark Side of the Moon. E’ molto simile a quello che possiamo ascoltare nelle registrazioni del ’72 all’apertura di quello che diventerà l’anno dopo il disco “mondiale”. Suoni montati come un collage onirico e ansioso, che spalancano le porte dell’immaginazione e anticipano lo stile dei Floyd più concettuali.

Echoes – Part 1 (11:55)

Un capolavoro. Ogni elemento nel missaggio sembra scolpito nello spazio. Gilmour e Wright si rincorrono in un intreccio vocale che lascia senza fiato, mentre la chitarra solista si erge come una colonna sonora delle viscere della Terra. L’Hammond si fa abrasivo, Mason è in stato di grazia: il rullante, i piatti, ogni colpo ha una presenza quasi scultorea. L’ascoltatore non è più esterno: è lì, seduto tra le pietre di Pompei, travolto da una tempesta psichedelica lucida e potente.

Careful with That Axe, Eugene (6:37)

Una versione ipnotica, potente quanto quelle versioni live che duravano anche il doppio, ma forse persino più intensa. Wright introduce con dei suoni che sembrano emergere da una fitta nebbia, mentre la voce di Waters, inizialmente sussurrata, cresce fino all’urlo che squarcia l’aria. La tensione emotiva sale pronta ad esplodere. Una sintesi perfetta dell’estetica floydiana più inquieta, più rituale.

A Saucerful of Secrets (10:10)

Questa suite è un’esperienza d’ascolto impegnativa e affascinante. Una vera immersione nell’inconscio sonoro della band. Mason martella il tempo con ferocia quasi paranoica, Wright si abbandona a dissonanze torrenziali, Gilmour evoca l’inferno stuprando la sua stratocaster, mentre Waters suona il gong come un pazzo schizofrenico. Quando infine arrivano gli accordi di Wright, il contrasto con il caos precedente è talmente potente da emozionare profondamente. È una sensazione indescrivibile, che solleva, che fa “volare”. E’ letteralmente una droga sana.

One of These Days (5:55)

Una scarica elettrica. Senza le immagini che puntano solo su Mason, possiamo ascoltare l’essenza del gruppo in questo brano. La canzone è un terremoto: l’equilibrio tra groove e caos è reso perfettamente dalla limpidezza del suono curato da Wilson. Un brano che risveglia le pietre, e anche qualcos’altro. Incredibile che siano solo in quattro a suonare.

Set the Controls for the Heart of the Sun (10:29)

E’ difficile trovare una versione di questo pezzo che sia scadente, compreso le versioni bizzarre soliste degli ultimi anni. E Pompei non è da meno, anzi è una preghiera cosmica. La voce di Waters, i cori filtrati di Gilmour, il ritmo ossessivo di Mason e le tastiere oniriche di Wright costruiscono un crescendo magnetico. Il colpo di gong risuona come una sentenza. I due minuti finali, dominati dall’organo e dalle mani fatate di Wright, sono una spirale di rara bellezza, quasi un mantra astrale che si dissolve lentamente nell’eco del brano stesso.

Mademoiselle Nobs (1:49)

Una parentesi ironica, quasi dadaista. Un blues per armonica (Gilmour), chitarra (Waters) e vocalizzi canini: divertente ma ininfluente sul piano artistico.

Echoes – Part 2 (13:23)

La seconda parte di Echoes è altrettanto epica. La sezione centrale è un viaggio sottomarino e spaziale allo stesso tempo. Il finale si eleva verso il cielo con la stessa delicatezza e maestosità con cui si era aperto: la chiusura perfetta per questo viaggio sonoro circolare e ipnotico. Quella circolarità che ritroveremo nei concept degli anni successivi avvolta da quella assenza dell’anfiteatro, a completamento di un’esperienza mistica.

Bonus track

Le due tracce bonus, Careful with That Axe, Eugene – Alternate Take (6:01) e A Saucerful Of Secrets – Unedited (12:45), erano già comparse nel box The Early Years 1965–1972, sebbene con un mix meno curato. La prima, registrata a Parigi, pur interessante, non regge il confronto con la versione ufficiale del film. La seconda, versione integrale di A Saucerful, ha un’introduzione più affascinante. Circa due minuti aggiuntivi all’inizio che introducono con meno prepotenza il brano. Ora, grazie al nuovo missaggio, la suite si rivela in tutta la sua potenza, anche se questa novità era già stata pubblicata nel 2016 — ma quasi nessuno se n’era accorto.

Conclusione

E’ un novo album, che conoscevamo già a memoria da molti anni. Non contiene sorprese, ma è sorprendente. Pink Floyd at Pompeii riesce a suonare più contemporaneo e vivido che mai e il merito di questo straordinario lavoro è di Steven Wilson. Il nuovo mix offre spazialità, nitidezza, dettagli luminosi e una gamma dinamica mai sentita prima. Il suono è finalmente degno della leggenda che questo film rappresenta.

È un documento storico, un’esperienza psichedelica sospesa nel tempo, tra rovine antiche e visioni cosmiche. E anche se tutto lo abbiamo già sentito, mai lo avevamo ascoltato così bene.

Acquistando tramite i nostri link, sostieni il sito senza costi aggiuntivi per te. Grazie per il tuo supporto!

La Newsletter di Flaming Cow

Iscriviti per ricevere gli articoli direttamente nella tua casella di posta!

Non inviamo spam! Leggi la nostra Informativa sulla privacy per avere maggiori informazioni.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *